era una notte che soltanto un mago sarebbe stato in grado di interpretare correttamente,ma consultare il suo mago era proprio cio' che il re si era ripromesso di non fare.artu' era rimasto seduto per ore sulla sedia di legno intagliato,davanti alla finestra della grande sala.la sua cena preferita,cinghiale allo spiedo con albicocche ,era ancora su un vassoio accanto a lui,intatta.il giorno si stava spegnendo,e il volto del re rispecchiava le tenebre che andavano addensandosi."sa gia'"aveva annunciato con tono sinistro gudrun,dopo aver portato la cena ad artu'."che cosa sa?"chiese ulwin,ma l'unica risposta che ottenne fu un'occhiataccia.attraversando con passo leggero le sale buie,arrivo' la regina per persuadere artu' a mangiare,ma persino quella amorevole voce,che sempre era riuscita a distorglierlo dalle sue malinconie,non raggiunse il cuore del sovrano."vi scongiuro di mangiare qualcosa,almeno qualche boccone",prego'.artu' si limito' arivolgrle uno sguardo obnubilato.in quegli occhi si leggeva la tragedia,non piu' il coraggio e la calma che la regina vi aveva visto per tanto tempo."perchè sei addolorato mio signore?"chiese ginevra.in qualsiasi altro momento si sarebbe sentita stringere il cuore nel vedrlo in quello stato;questa volta fu presa da una nuova e fredda paura.il re non disse nulla ma volto' lo sguardo alla finestra."chiamate merlino",sussurro',e il suo fu quasi un lamento."ho visto la notte della nostra rovina."